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Meta torna alla carica: utilizzerà i dati ed i post degli utenti per addestrare la sua IA
Studio Nassisi | Servizi Informatici cell. 347.4795351
Pubblicato da Studio Nassisi® | Servizi Informatici in News · Lunedì 21 Apr 2025 ·  5:30
Com'era facilmente prevedibile, a distanza di poco meno di un anno, Meta è tornata alla carica e, come già successo lo scorso anno, ha iniziato ad avvisare tutti gli utenti di Facebook ed Instagram che, da fine aprile 2025, i loro dati, post ed interazioni, verranno utilizzate per addestrare gli algoritmi di intelligenza artificiale di Meta AI.
Com'è noto, il primo tentativo in tal senso risale a giugno dello scorso anno. In quell'occasione Meta aveva inviato una notifica ufficiale a tutti gli utenti delle sue piattaforme social informandoli che, a far data dal 26 giugno 2024, sarebbe stata implementata anche nel nostro Paese l'intelligenza artificiale Meta AI e gli Strumenti creativi collegati in tutti i servizi offerti.
Nell'avviso in questione veniva specificatamente dichiarato che ogni post, immagine, video pubblicato ed ogni interazione effettuata dagli utenti sulle piattaforme social e di messaggistica di Meta sarebbero state utilizzate per "addestrare" gli algoritmi che cui si basa l'intelligenza artificiale di Facebook & C.
Sull'argomento avevo scritto alcuni post di approfondimento anche su questo sito.
A fine giugno 2024, grazie a ben 11 denunce depositate presso la Commissione Europea da parte della Non profit Noyb (Non of your business) che si occupa di tutelare i diritti dei consumatori, il lancio della IA di Meta era stato bloccato, almeno temporaneamente, per tutti i cittadini residenti nell'ambito dell'Unione Europea.
Ora, puntualmente, ci risiamo… Tantissimi utenti di Facebook e Instagram stanno ricevendo in questi giorni la stessa notifica inviata da Meta circa un anno fa.
Meta dichiara che per l’addestramento di Meta AI non verranno presi in considerazione i profili degli utenti minorenni e non verranno utilizzati i messaggi privati scambiati con amici e familiari. Inoltre, resta inalterata la possibilità di opporsi all'utilizzo dei propri dati seguendo una specifica procedura indicata nella stessa notifica.
Qual è il problema?
Il problema, ora come allora, è che restano immutate anche tutte le perplessità sul fronte “privacy degli utenti” di cui si parlava un anno fa, nonché la dichiarazione (anch'essa immutata rispetto allo scorso anno) con cui Meta dichiara che, anche in caso di opposizione da parte degli iscritti a Facebook ed Instagram, l’azienda si riserva comunque la possibilità di utilizzarne i dati personali ed i post per le suddette operazioni di addestramento degli algoritmi di Meta AI.
Nella notifica inviata agli utenti, infatti, si legge testualmente:
Potremmo comunque trattare le informazioni che ti riguardano per sviluppare e migliorare l'IA su Meta, anche se ti opponi o non usi i nostri Prodotti. Ad esempio, questo potrebbe accadere se tu o le tue informazioni:
  • appaiono in un'immagine condivisa con tutti sui nostri Prodotti da qualcuno che li usa;
  • siete menzionati nei post o nelle didascalie che qualcun altro condivide sui nostri Prodotti.

Nulla o quasi è cambiato, quindi, rispetto al precedente tentativo.
Personalmente non posso fare a meno di sottolineare come l’approccio utilizzato da Meta sia, ancora una volta, non conforme allo spirito del GDPR Europeo che prevede un consenso preventivo, esplicito ed informato riguardo al trattamento dei propri dati personali.
Invece, come già fatto in passato anche su altri fronti, Meta impone dall'alto le sue scelte e tocca poi all'utente preoccuparsi di opporsi al trattamento dei propri dati personali. Come se questo non bastasse, l’opposizione presentata in questo caso, di fatto, non fornisce alcuna garanzia reale di conseguire il risultato desiderato.
D'altra parte, nella stessa direzione va, evidentemente, anche l’ultimo “regalo” fatto da Meta a tutti gli utenti di WhatsApp in queste ultime settimane. Mi riferisco all'algoritmo di intelligenza artificiale introdotto a forza anche nella nota app di messaggistica, senza il consenso degli utenti e senza neanche la possibilità di disattivarla! Per quanti non lo avessero ancora capito, i nostri dati personali valgono miliardi e le aziende che li gestiscono sono pronte a tutto pur di appropriarsene!
Meta AI: Cosa fare quindi?
Personalmente vedo solo 3 scenari possibili ed altrettanti comportamenti conseguenti:
  1. Gli utenti che ritengono infondate le perplessità sollevata da più parti sul fronte privacy e sicurezza dei dati o che comunque le ritengono di scarso interesse, sostanzialmente, non devono far nulla. Basta continuare ad utilizzare i social come hanno sempre fatto e lasciare che gli algoritmi di intelligenza artificiale di Meta AI dispongano liberamente dei loro dati, acquisendoli, elaborandoli e memorizzandoli a loro piacimento ed a tempo indeterminato;
  2. Gli utenti che hanno un minimo di interesse per la propria privacy e/o nutrono dei legittimi dubbi su queste modalità di utilizzo dei propri dati possono presentare opposizione a Meta e chiedere che le informazioni che li riguardano e le loro interazioni sui social non vengano utilizzati per l'addestramento di Meta AI. Basta seguire la procedura guidata partendo dal link riportato all'interno della notifica ricevuta. Questi utenti devono, però, essere consapevoli che l’opposizione in sé non fornisce alcuna garanzia in tal senso poiché, come spiegato sopra, Meta afferma esplicitamente che si riserva comunque la possibilità di utilizzare i loro dati in talune circostanze. In altre parole ci sono ottime ragioni per ritenere che l’opposizione proposta non sarà sufficiente;
  3. Gli utenti particolarmente attenti alla propria privacy o semplicemente stufi di sottostare alle continue imposizioni ed abusi derivanti dalla Big Tech di turno non hanno altra scelta che abbandonare definitivamente le piattaforme social in questione, chiudendo i loro account. Può sembrare una decisione drastica ma assolutamente condivisibile e comprensibile. L'unica, presumibilmente, che consentirebbe di porre un freno allo strapotere di questi colossi della comunicazione. Qualora ci fosse, infatti, una “massa critica” di utenti che optassero per questa soluzione si invierebbe un messaggio chiaro ed inequivocabile a chi, da oltre due decenni, abusa costantemente e sistematicamente della condizione di oligopolio in cui opera, traendo immensi profitti dalla mercificazione dei dati personali dei propri utenti.

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