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Meta AI su WhatsApp. L'algoritmo di intelligenza artificiale integrato non è disattivabile
Studio Nassisi | Servizi Informatici cell. 347.4795351
Pubblicato da Studio Nassisi® | Servizi Informatici in Focus · Sabato 26 Apr 2025 ·  5:30
Nelle ultime settimane gli utilizzatori di WhatsApp hanno visto comparire nell'interfaccia della nota applicazione di messaggistica un nuovo pulsante, un cerchietto colorato, che consente di interagire con Meta AI, l’algoritmo di intelligenza artificiale che Meta sta imponendo agli utilizzatori di tutti i suoi prodotti, da Facebook ad Instagram, da Messenger fino, appunto, a WhatsApp.
Si tratta di un assistente digitale progettato per rispondere alle domande degli utenti, generare contenuti testuali e grafici e fornire supporto direttamente all'interno dell'app di messaggistica.
La novità, che secondo l’azienda dovrebbe velocizzare l’utilizzo dell'App e rendere l’esperienza utente più interattiva e personalizzata ha, però, sollevato un vespaio di polemiche a causa, soprattutto, della modalità con cui Meta AI è stata introdotta in WhatsApp.
Di fatto, introduzione dell’assistente virtuale è avvenuta in sordina e questo nuovo strumento di intelligenza artificiale è stato letteralmente imposto agli utilizzatori di WhatsApp considerato che, ad oggi, non esiste la possibilità di nascondere il pulsante di Meta AI né tanto meno quella di disattivare detta funzionalità.
Sostanzialmente, Meta AI è stato inserito a forza nell'applicazione di messaggistica e conseguentemente gli utenti, volenti o nolenti, si trovano oggi costretti a conviverci.
Tralasciando i presunti vantaggi che l’uso dell’assistente virtuale dovrebbe portare ai suoi utilizzatori, personalmente sono molto critico sull'opportunità di utilizzare un algoritmo di intelligenza artificiale all'interno di un contesto delicatissimo come quello delle conversazioni private degli utenti.
Meta sostiene fermamente che l’assistente non può inserirsi autonomamente nelle chat degli utenti poiché queste sono protette dalla crittografia end-to-end, ma i rischi per la privacy e la sicurezza dei dati scambiati con il chatbot restano. Tali dati, infatti, non sono protetti dalla crittografia ed anzi Meta dichiara esplicitamente che verranno utilizzati per addestrare il loro algoritmo di IA.
A quanti decideranno di utilizzare Meta AI all'interno di WhatsApp consiglio quindi vivamente di non inserire mai e di non condividere con l'assistente virtuale informazioni personali di qualsiasi tipo, dati sanitari o comunque attinenti al proprio stato di salute, dati finanziari come IBAN, numeri di carte di credito, PIN dispositivi, credenziali di accesso ad account personali e/o aziendali, incluse le caselle di posta elettronica e le piattaforme cloud.
Sfortunatamente, come spesso accade nel mondo dell'IA,infatti, non è chiaro chi poi avrà accesso a questi dati, il tipo di utilizzo che ne verrà fatto e quali siano gli strumenti e le modalità adottate per la loro protezione. Il rischio di una profilazione altamente personalizzata ed invasiva è, in questi casi, altissimo. Non dimenticate che l'assistente è integrato completamente nell'applicazione e, conseguentemente, è legato al vostro account WhatsApp, ossia al vostro numero di telefono!
Altro aspetto particolarmente critico è legato al fatto che il chatbot può essere coinvolto anche nelle conversazioni di gruppo e nelle chat con altre persone. Questo significa che esiste il rischio concreto e reale che l’algoritmo acquisisca dati condivisi anche da altri utenti e non soltanto da chi ha deciso di attivare e utilizzare consapevolmente Meta AI.
In altre parole c’è il rischio, per nulla trascurabile, che si verifichi una diffusione non intenzionale di messaggi e informazioni personali verso il chatbot di Meta riferiti anche a persone che hanno deciso di non adottare l’assistente virtuale di WhatsApp.
Inoltre non bisogna trascurare il fatto che Meta AI dispone di una sua memoria interna, nella quale archivia tutte le informazioni scambiate con il suo utilizzatore. Il fine, secondo Meta, è (come sempre) quello di migliorare ulteriormente l’esperienza utente e rendere le risposte dell’algoritmo più pertinenti e maggiormente in linea con le preferenze dell’utilizzatore. Tradotto significa… ulteriori dati personali rastrellati e fagocitati da Meta ed i suoi algoritmi di IA.
Anche la posizione in cui il “cerchietto colorato” è stato collocato (giusto vicino al pulsante che si usa per attivare una nuova chat) sembra sia stata scelta di proposito al fine di favorire attivazioni accidentali di Meta AI durante il normale uso dell’applicazione.
Cosa si può fare?
Per coloro che non desiderano utilizzare Meta AI, considerando che la funzionalità non è disattivabile e che giocoforza è ormai parte integrante dell’interfaccia di WhatsApp, riporto alcuni accorgimenti che possono aiutare a ridurne l’invasività, come ad esempio:
  • Evitare di toccare il pulsante di attivazione di Meta AI e se questo dovesse accadere inavvertitamente non accettare le condizioni d’uso del servizio che vengono proposte all'avvio del servizio ma tornate indietro all'elenco delle chat con l’apposito tasto;
  • Se l’assistente virtuale dovesse creare una nuova chat all'interno di WhatsApp selezionatela ed eliminatela senza aprirla e senza interagire con Meta AI;
  • Non menzionate mai nelle vostre comunicazioni personali “@MetaAI”. Utilizzando tale stringa di testo, infatti, si autorizzerà automaticamente l’assistente ad intromettersi nella conversazione in corso;
  • Chi è particolarmente infastidito dalla presenza del cerchietto colorato di Meta AI può utilizzare, se possibile, la versione desktop dell'applicazione. Almeno fino a questo momento, infatti, l'ultima versione disponibile (la 2.2516.3.0) non replica sul computer l'assistente virtuale che, quindi, non è visibile durante l'utilizzo.
Gli utenti particolarmente attenti alla propria privacy o che semplicemente non vedono di buon occhio imposizioni dall'alto riguardo agli strumenti da utilizzare nelle loro comunicazioni private e personali, possono prendere in considerazione la possibilità di sostituire WhatsApp con altri servizi di messaggistica che, fino ad ora hanno dimostrato… è proprio il caso di dirlo… un maggior rispetto per l’utente.
Le alternative non mancano: Telegram e Signal, ad esempio, sono applicazioni di messaggistica molto valide e sotto certi aspetti, perfino più funzionali e versatili di WhatsApp.
Probabilmente non è un caso che, proprio nelle ultime settimane, entrambe le piattaforme stiano registrando crescite record nel numero di nuovi iscritti, mentre le pagine ufficiali di Meta sono letteralmente invase da messaggi di protesta e di critiche mosse da utenti inferociti.

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