Vai ai contenuti
App alternative a WhatsApp: esistono e spesso sono anche più sicure e rispettose della privacy degli utenti
Studio Nassisi | Servizi Informatici cell. 347.4795351
Pubblicato da Studio Nassisi® | Servizi Informatici in Focus · Giovedì 08 Mag 2025 ·  15:45
Da alcune settimane, soprattutto in seguito all'introduzione forzata dell’intelligenza artificiale in WhatsApp effettuata da Meta, numerosi clienti mi chiedono se esistono valide alternative alla nota App di messaggistica.
Chiaramente parliamo sempre di applicazioni gratuite, che siano semplici da utilizzare e che consentano di chattare agevolmente con amici e familiari, scambiare documenti, video, immagini ed effettuare chiamate e videochiamate.
La risposta alla domanda di cui sopra è… certamente si!
Esistono diverse alternative a WhatsApp, tutte molto valide, certamente più rispettose della privacy degli utenti e, spesso, anche più sicure. Qualcuna offre addirittura funzionalità aggiuntive che WhatsApp non ha.
Il problema di fondo è che si tratta di App di messaggistica meno conosciute e, conseguentemente, meno diffuse rispetto a WhatsApp che, al momento in cui scrivo (maggio 2025), è indiscutibilmente la prima App di messaggistica al mondo, con oltre 3 miliardi di utente che si scambiano, in media, circa 100 miliardi di messaggi al giorno.
Eppure, nonostante questi numeri, sono in tanti a cercare una valida alternativa a WhatsApp. Alcuni perché cercano funzionalità aggiuntive che WhatsApp non offre e tantissimi altri per ragioni legate alla propria privacy e sicurezza.
Sebbene le persone abbiano livelli di sensibilità anche molto diversi su questi argomenti, di fatto, sicurezza e privacy sono proprio i punti deboli di WhatsApp, soprattutto alla luce delle ultime scelte (o per meglio dire… imposizioni) operate da Meta.
Se è vero che la crittografia end-to-end non consente a WhatsApp di entrare in possesso delle nostre conversazioni, è altrettanto vero che l’App raccoglie una quantità impressionante di dati (i c.d. metadati) sui propri utenti.
Si va dalle informazioni sul proprio dispositivo e connessione (modello, versione software in uso, indirizzo IP, rete utilizzata, potenza del segnale, livello della batteria, gestore telefonico utilizzato, lingua, fuso orario, ecc) a quelle sulla posizione (quando condivisa dall'utente), dalle informazioni di uso e accesso (data e ora di ogni singolo accesso a WhatsApp, attività utente, modalità di utilizzo del servizio, impostazioni dell'App, stato, foto profilo, nome utente, informazioni su quando l’utente è online e/o usa l'App, l’ultima volta che ha usato il servizio, l’ultima volta che ha modificato le sue “info”, ecc) a quelle relative a transazioni e pagamenti se l’utente utilizza tali funzionalità.
L’elenco è veramente lungo e, affinché possiate rendervi conto dell’invasività sul fronte privacy di questa applicazione, vi invito a leggerne le condizioni d’uso che potete trovare sul sito ufficiale di WhatsApp o nell'apposita sezione all'interno dell’applicazione installata sui vostri dispositivi.
Se poi ci fermiamo a riflettere anche solo per un momento che Meta, oltre a WhatsApp, gestisce anche Facebook, Messenger e Instagram – piattaforme social e di messaggistica, di fatto, integrate tra loro e piene zeppe di dati personali di ogni tipo su miliardi di utenti – si comprende facilmente quanto sia facile per questi signori combinare i dati provenienti da più piattaforme e giungere ad un livello di profilazione talmente elevato e profondo da far venire l’orticaria a tutti coloro che hanno un pur minimo (ma reale) livello di attenzione per la propria privacy.
Tra l'altro, ritengo che con l’introduzione dell’intelligenza artificiale su tutte le piattaforme Meta la situazione è destinata a complicarsi ulteriormente già nell'imminente futuro.
Fatta questa doverosa premessa, a mio parere il presupposto imprescindibile per fare una valutazione obiettiva e ragionata sulla possibilità di sostituire WhatsApp con “qualcos'altro” è prima di tutto quello di liberarsi dal condizionamento mentale (ovviamente indotto ad arte negli utilizzatori dell'App dal colosso della comunicazione statunitense) teso a far percepire WhatsApp come indispensabile e, soprattutto, insostituibile.
La prima considerazione, infatti, che viene fatta da molti utenti è la seguente: vorrei liberarmi di WhatsApp ma “sono costretto ad usarla” poiché molti dei miei contatti/clienti utilizzano solo questa App di messaggistica. Tra l'altro, lo stesso identico ragionamento viene fatto per Facebook, Instagram, ecc.
Effettivamente, non è ragionevole pensare di poter abbandonare WhatsApp dall'oggi al domani. La strategia migliore, per gli interessati, è sicuramente quella di affiancare all’App che “usano tutti” altre App simili, selezionando quelle più adatte alle proprie esigenze, senza per questo sovraffollare il proprio smartphone di applicazioni inutili o che poi verranno abbandonate a stretto giro.
E questo vale soprattutto per tutti coloro che utilizzano WhatsApp per lavoro.
Così facendo, infatti, gli utenti potranno sfruttare i punti di forza specifici di ciascuna App senza correre il rischio di perdere possibilità di contatto con amici, familiari, colleghi e clienti. Poi in base a come evolverà la situazione ognuno potrà decidere se tornare indietro, continuare a utilizzare contemporaneamente più App o, al limite, eliminarne definitivamente qualcuna.
Quali sono, dunque, le App potenzialmente alternative a WhatsApp e quali sono gli elementi che le differenziano dall'App di Meta?
Telegram
Sicuramente non posso non menzionare Telegram, da sempre storico rivale di WhatsApp e che, da anni, è in continua crescita. Lanciata ufficialmente sul mercato nel 2013, oggi Telegram conta circa un miliardo di utenti attivi in tutto il mondo.
Telegram è un'applicazione di messaggistica basata sul cloud e questa è una delle principali differenze tecniche rispetto a WhatsApp.
Cosa significa esattamente?
Significa che è possibile utilizzare Telegram agevolmente e contemporaneamente su dispositivi differenti come smartphone, tablet e PC grazie alla sincronizzazione automatica ed istantanea garantita dalla piattaforma cloud su cui si basa.
Inoltre, grazie al cloud, gli utenti non hanno alcun backup da gestire e non corrono alcun rischio di perdita di dati in caso di furto o guasto del proprio dispositivo o disinstallazione accidentale dell'App.
Diversamente da WhatsApp che per impostazione predefinita impone forti limitazioni alla dimensione dei file che è possibile condividere ed inviare ai propri contatti (appena 16MB per foto e video su Android), Telegram consente l’invio di un numero illimitato di file di grandi e grandissime dimensioni, fino a 2GB/cad.
Grazie alla piattaforma cloud è anche possibile risparmiare prezioso spazio sul proprio dispositivo poiché i contenuti multimediali vengono scaricati in locale solo su richiesta dell’utente. Basta poi svuotare periodicamente la cache di Telegram per liberare ulteriore spazio sul proprio device.
Contrariamente a quanto molti pensano, Telegram è un’applicazione sicura, affidabile, veloce e rispettosa della privacy degli utenti. È gestita secondo principi no-profit ed è, quindi, molto lontana dalle logiche speculative e di mercato tipiche di Meta o di altri grandi colossi tecnologici che lucrano e realizzano ingenti profitti mercificando i dati dei propri utenti.
A parte il sostegno economico degli ideatori, l’applicazione si finanzia sostanzialmente attraverso 2 canali:
  • I messaggi sponsorizzati, ossia annunci pubblicitari minimalisti e attenti alla privacy che possono apparire in alcuni canali pubblici;
  • Gli abbonamenti premium a pagamento a disposizione degli utenti che vogliono finanziare spontaneamente l’applicazione e sbloccare numerose funzionalità avanzate.
Sul fronte della sicurezza, Telegram utilizza un sistema di crittografia proprietario (MTProto) del tipo client-server. Significa che tutte le conversazioni sono criptare e viaggiano protette lungo il percorso che compiono dal dispositivo del mittente fino ai server di Telegram e da questi ultimi al dispositivo del destinatario.
Le chat segrete, altra funzionalità molto interessante di Telegram, utilizzano invece un sistema di crittografia end-to-end come quella utilizzata da WhatsApp e i loro contenuti non “passano” dai server dell’applicazione.
Le chat segrete supportano l’autodistruzione dei messaggi ed impediscono la copia e l’inoltro dei contenuti verso utenti esterni. Se il mittente elimina un contenuto all'interno di una chat segreta questo viene eliminato anche dal dispositivo del destinatario e non è più recuperabile.
Un altro aspetto di fondamentale importanza riguarda il fatto che, contrariamente a quanto avviene per WhatsApp, il codice sorgente di Telegram è aperto e, quindi, chiunque può analizzarlo, verificarlo ed addirittura personalizzarlo senza limitazioni.
Una funzionalità estremamente interessante, soprattutto per le aziende, è la possibilità di gestire gruppi di discussione fino a 200.000 membri e canali personalizzati per veicolare informazioni e messaggi promozionali verso un pubblico illimitato di utenti.
Tale funzionalità è nettamente superiore per versatilità, potenzialità, sicurezza e semplicità d’uso alla variante “business” di WhatsApp e, sotto molti punti di vista, è preferibile anche alle “classiche” pagine di Facebook, spesso utilizzate dall'utenza business per promuovere la propria attività sul social di Meta.
Riguardo alle suddette pagine, infatti, già la totale assenza di una pubblicità martellante (che com'è noto tormenta costantemente gli utilizzatori di Facebook e Instagram) e di una sempre più capillare ed invasiva profilazione operata dagli algoritmi di intelligenza artificiale di Meta sulle sue piattaforme, sono una vera e propria “liberazione” per gli utenti che sperimentano le tante opportunità offerte dai canali personalizzati di Telegram. Se volete farvi un'idea di come si presenti un canale, a questo link potete visionare quello del mio Studio.
A proposito di intelligenza artificiale, faccio notare che Telegram si integra perfettamente con tutte le chatbot (anche di terze parti e di livello avanzato) e con altri applicativi di IA similari, ma il loro utilizzo è sempre e comunque (almeno fino ad oggi - maggio 2025) una libera scelta dell’utente, contrariamente a WhatsApp che, com'è noto, da fine marzo 2025 ha imposto a tutti gli utilizzatori il suo assistente virtuale Meta AI.
Molti vedono nella mancanza della crittografia end-to-end delle chat non segrete di Telegram un potenziale rischio per la propria privacy. Pur condividendo, in linea di principio, tale perplessità e pur essendo consapevole del fatto che Telegram ospita sui suoi server i contenuti delle chat non segrete (raccogliendo una piccola quantità di metadati), faccio notare che il team di sviluppatori di questa applicazione ha ideato ed adottato una soluzione a dir poco geniale sul fronte privacy.
Per tutelare la riservatezza degli utenti, nonché la libertà di espressione ed i dati degli utilizzatori che non sono protetti dalla crittografia end-to-end, Telegram usa un'infrastruttura cloud distribuita su più data center sparsi in tutto il mondo.
In che modo questa soluzione può proteggere la mia privacy?
Più data center sparsi in tutto il mondo significa, di fatto, che le chat degli utenti sono “distribuite” anch'esse in diverse aree geografiche. Una struttura geograficamente distribuita fa sì che i data center risultino controllati da differenti entità legali, sottoposte a loro volta a legislazioni e normative differenti.
Inoltre, le relative chiavi di decriptazione sono divise in parti e non sono mai tenute insieme ai dati che sono chiamate a proteggere.
Tradotto… questo significa che per obbligare Telegram a rivelare i dati di un qualsiasi utente sono necessari diversi ordini di Tribunali, soggetti a giurisdizioni diverse e sparsi su tutto il pianeta. La strategia è talmente ben congeniata che gli ideatori di Telegram dichiarano apertamente che, ad oggi, la quantità di dati degli utenti consegnati a terzi, Governi compresi, è pari a 0 (zero!) byte.
Ed è proprio al fine di evitare pressioni di qualsiasi tipo da parte di Governi ed organismi sovranazionali, Telegram ha da tempo trasferito la sua sede e tutto il suo team di sviluppatori dalla Russia a Dubai e, a loro dire, sono pronti a spostarsi ancora qualora la situazione geo-politica mondiale lo richieda.
Deve, tuttavia, esser molto chiaro che l’adozione di una simile strategia di protezione non significa affatto che Telegram consenta e tolleri la pubblicazione di qualsiasi tipo di contenuto. La piattaforma, infatti, si è dotata nel tempo di un efficiente sistema di individuazione e rimozione dei contenuti pubblici illegali. Ciò che, a dire degli sviluppatori, la piattaforma non praticherà mai è la censura dei contenuti postati dagli utenti, che è una cosa molto diversa.
Inoltre, ciascun utente può segnalare contenuti o canali ritenuti inappropriati ed il team di Telegram, preposto a questo tipo di controllo, adotterà volta per volta le azioni ritenute più consone.
Signal
Un’altra App di messaggistica certamente degna di nota è Signal. Come la maggior parte delle alternative a WhatsApp, anche Signal è poco conosciuta, soprattutto in Italia.
Si tratta, invece, di un’App molto valida e, sotto alcuni punti di vista, addirittura più sicura rispetto a Telegram poiché, al pari di WhatsApp, adotta la crittografia end-to-end per proteggere tutte le conversazioni degli utenti.
Attualmente Signal viene utilizzata da circa 100 milioni di utenti in tutto il mondo.
Come WhatsApp consente di inviare e ricevere messaggi di testo, documenti, foto e video e supporta tranquillamente anche chiamate e videochiamate. Non lavora in cloud e, rispetto a Telegram, non ha alcune opzioni avanzate come, ad esempio, i canali personalizzati.
Come per Telegram (e contrariamente a WhatsApp) la base software di Signal è open source e tutti possono controllarne il codice sorgente. L’App è gestita dal 2018 dalla Signal Foundation, mentre originariamente (nel 2013) il progetto era gestito dall’Open Whisper Systems, un gruppo no profit fondato dal crittografo Moxie Marlinspike, molto conosciuto ed apprezzato nel mondo della sicurezza informatica.
La mission del gruppo Open prima e della Fondazione poi è quello di salvaguardare la libertà di espressione offrendo un servizio di comunicazione sicura in tutto il mondo grazie a tecnologie open source incentrate sull'assoluta privacy degli utenti.
Anche Signal, quindi, come Telegram è molto distante dalle logiche profit di Meta & C. tant'è vero che l’applicazione si finanzia esclusivamente e completamente tramite borse di ricerca e donazioni. Conseguentemente, non richiede alcun pagamento per il suo utilizzo ed è priva di pubblicità.
Sul fronte della sicurezza, Signal è considerata decisamente sicura, sia per l’impiego di una crittografia end-to-end molto robusta che protegge a monte qualsiasi comunicazione (sia su chat private che di gruppo) sia perché l'App raccoglie pochissimi metadati sugli utenti e nessuna informazione riguardante le loro conversazioni.
Sostanzialmente, l’unica cosa di cui l’App è a conoscenza (e che quindi lascia traccia sui server di Signal) è se qualcuno utilizza il servizio.
Come ulteriore livello di protezione, l'App supporta solo backup in locale, ossia sul proprio dispositivo. Non è previsto alcun backup in cloud o su servizi online come nel caso di WhatsApp che, com'è noto, esegue di default un backup non crittografato sul cloud del proprio account Google o Apple. Inoltre, la funzionalità “backup” di Signal deve essere attivata volontariamente dall'utente in quanto, per impostazione predefinita, essa risulta disattiva.
I backup creati dall'App sul proprio device sono protetti con una passphrase a 30 cifre senza la quale non esiste alcuna possibilità di leggere o ripristinare il contenuto delle conversazioni salvate. È anche possibile creare un backup in locale e poi spostarlo su un supporto di memoria esterno o sul proprio computer al fine di custodirlo in un posto diverso dal proprio smartphone.
Nel momento in cui si attiva l’applicazione sul proprio device viene anche richiesto di scegliere un PIN a protezione delle proprie conversazioni.
Tutte queste caratteristiche consentono di utilizzare Signal in assoluta sicurezza e rendono l’applicazione ideale anche per la condivisione di informazioni riservate e/o documenti sensibili.
Come per altre App di messaggistica, Signal richiede la condivisione della propria rubrica di contatti con l'App, in modo da segnalare agli utenti coloro che utilizzano il servizio. I numeri di telefono, in ogni caso, vengono trasmessi ai server di Signal in forma anonima, a tutela della privacy dei suoi utilizzatori.
Così come già avviene per Telegram e WhatsApp, anche Signal può essere gestita dal proprio PC in parallelo allo smartphone.
A ben vedere, l’unica “pecca” - se così possiamo dire - di questa applicazione di messaggistica è che ha sede negli Stati Uniti per cui i dati degli utenti vengono trattati in base alle normative di questo Paese che, com'è noto, non sono certo tra le più stringenti del mondo.
Conclusioni
Telegram e Signal, chiaramente, sono solo due delle tante App potenzialmente alternative all'applicazione di messaggistica di Meta.
Ho scelto di approfondire questi due strumenti piuttosto che altri basandomi sulla loro diffusione a livello mondiale. Come detto in apertura, infatti, il maggior ostacolo all'adozione di un'App alternativa a WhatsApp risiede proprio nella minor notorietà di cui godono le App concorrenti rispetto all'App di Meta.
D’altra parte, per coloro che sono determinati a sganciarsi da WhatsApp è certamente inverosimile ed illusorio pretendere di convincere tutti i propri contatti a fare altrettanto dall'oggi al domani. Ed è proprio per questo motivo che, in apertura, ho suggerito l'adozione della "strategia dell’affiancamento”.
Completata la lettura di questo approfondimento provate a verificare oggi stesso la rubrica presente sul vostro smartphone… scorrendola, certamente vi accorgerete che tra i vostri contatti c'è già qualcuno che utilizza anche Telegram e/o Signal.
Probabilmente sono anche molti di più di quelli che pensavate! Tuttavia, non c'è da stupirsi: semplicemente non ci avevate mai fatto caso o non avevate mai preso in considerazione questa possibilità! Con queste persone, di fatto, potete fin da subito abbandonare WhatsApp ed iniziare a comunicare su un nuovo canale.
Successivamente, nulla vi vieta di provare a invitare su queste App alternative anche familiari e amici e, nel tempo, anche colleghi, collaboratori e clienti… magari manifestando apertamente le vostre perplessità sulle politiche adottate da Meta in termini di privacy e sicurezza degli utenti e provando a ragionare con loro proprio sugli aspetti critici che oggi caratterizzano, in modo decisamente evidente, WhatsApp e gli altri servizi del colosso della comunicazione americano.
Molte persone, infatti, semplicemente non conoscono questi aspetti o quanto meno non ne percepiscono le implicazioni sul fronte privacy e/o sicurezza. Non si tratta certo di una critica ma di una semplicissima presa d’atto della realtà... fermo restando, ovviamente, che ognuno poi è liberissimo di fare le scelte che ritiene più opportune.

Se vuoi ricevere ulteriori aggiornamenti ed informazioni sul mio lavoro, nonché alert ed avvisi di sicurezza dal mondo della tecnologia e dell'informatica, puoi iscriverti al canale Telegram @studionassisi
Se ritieni che questo contenuto possa essere di interesse anche per i tuoi contatti puoi condividerlo liberamente sui tuoi canali preferiti


Studio Nassisi® Srlu - Via Monte Grappa, 49 - 33100 Udine - Cell. 347.4795351
P.IVA 02931680306 - Cap. soc. € 20.000,00 i.v. - REA UD-299252
Copyright (c) 2024 - Vietata la riproduzione anche parziale dei contenuti del presente sito
Studio Nassisi® è un marchio registrato. Tutti gli altri marchi menzionati sono e restano di proprietà dei legittimi titolari
Cookies e Privacy                          Puoi contattare lo Studio Nassisi su WhatsApp direttamente da questo sito       Studio Nassisi Servizi Informatici è anche su Telegram. Unisciti al canale!       Studio Nassisi è su Signal al 347.4795351       Studio Nassisi Servizi Informatici è anche su Facebook
Studio Nassisi® Srlu - Via Monte Grappa, 49 - 33100 Udine - Cell. 347.4795351
P.IVA 02931680306 - Cap. soc. € 20.000,00 i.v.
REA UD-299252 - Copyright 2024
Studio Nassisi® è un marchio registrato. Vietata ogni riproduzione
Cookies e Privacy                 Puoi contattare lo Studio Nassisi su WhatsApp inviando un messaggio direttamente da questo sito       Studio Nassisi Servizi Informatici è anche su Telegram. Unisciti al canale!       Studio Nassisi è anche su Signal al 347.4795351       Studio Nassisi Servizi Informatici è anche su Facebook. Segui la nostra pagina!
Studio Nassisi® Srlu - Cell. 347.4795351
Via Monte Grappa, 49 - 33100 Udine
P.IVA 02931680306 - Cap. soc. € 20.000,00 i.v.
REA UD-299252 - Copyright 2024
Studio Nassisi® è un marchio registrato
Cookies e Privacy          Puoi contattare lo Studio Nassisi su WhatsApp inviando un messaggio direttamente da questo sito     Studio Nassisi Servizi Informatici è anche su Telegram. Unisciti al canale!     Studio Nassisi è anche su Signal al 347.4795351     Studio Nassisi Servizi Informatici è anche su Facebook. Segui la nostra pagina!
Studio Nassisi® Srlu - Via Monte Grappa, 49 - 33100 Udine - Cell. 347.4795351
P.IVA 02931680306 - Cap. soc. € 20.000,00 i.v. - REA UD-299252
Copyright (c) 2024 - Vietata la riproduzione anche parziale dei contenuti del presente sito
Studio Nassisi® è un marchio registrato. Tutti gli altri marchi menzionati sono e restano di proprietà dei legittimi titolari
Cookies e Privacy                      Puoi contattare lo Studio Nassisi su WhatsApp inviando un messaggio direttamente da questo sito     Studio Nassisi Servizi Informatici è anche su Telegram. Unisciti al canale!     Studio Nassisi è anche su Signal al 347.4795351    Studio Nassisi Servizi Informatici è anche su Facebook. Segui la nostra pagina!
Torna ai contenuti